giovedì 5 gennaio 2017

Anxiety is a state of mind

Mi ritrovo a lavoro, senza utenza e con la necessità impellente di fare l’Appraisal, una auto-valutazione, dove in pratica devo fare un bilancio di ciò che ho raggiunto, di ciò che ho realizzato nello scorso anno a lavoro. E con la tabella davanti da riempire mi trovo in difficoltà, con l’incapacità di fare un’autocritica decente di quello che ho ottenuto e di quello che ho fatto. Mi rendo conto di non essere cosciente di me, dei miei punti forza, perché ehi io ho solo fatto il mio dovere, senza pormi domande o senza essere decentemente in regola con me stessa. Mi rendo conto di essere il mio peggior detrattore, in uno spirito di sconfitta che non riesco a quantificare. Io non so davvero che cosa pensare di me, delle mie capacità di riuscita in un ambito che è tanto instabile quanto incoerente. Ho raggiunto gli obiettivi? Ho chiesto a uno dei miei colleghi cosa ne pensasse di me, e mi ha dato una descrizione che mi ha lasciato allibita! Cioè lui mi vede davvero come una “ragazza sveglia, intelligente, flessibile, che si adatta facilmente, propositiva, disponibile, che non si tira indietro di fronte al lavoro e che resta fino a tardi senza darsi pena". Ma per me è normale, questo significa semplicemente fare il mio lavoro, impegnarmi per raggiungere un risultato, perché ehi chi sono io per non rimboccarmi le maniche? Oggi ho inviato il file al mio manager e attendo con ansia il risultato anche della sua valutazione. Come sempre sono un pendolo che oscilla da uno stato di ansia ad uno di paranoia, senza alcuna pietà.




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