lunedì 29 giugno 2015

Guest star

“I wish it need not have happened in my time," said Frodo.
"So do I," said Gandalf, "and so do all who live to see such times. But that is not for them to decide. All we have to decide is what to do with the time that is given us.”

The Fellowship of the Ring – J.R.R. Tolkien




La guest star di stasera è la borsa dell’acqua calda. Mentre progetto omicidi a danni di ignari malcapitati che riempiono la mia home di immani cazzate, ecco che mi contorco di dolori e il calore offerto dalla mia salvatrice è di inestimabile valore.

Intanto verso calde lacrime nei confronti di una esistenza che scorre piatta e sempre uguale, con quella consapevolezza che sto buttando via il mio tempo e la mia vita. Languo, procrastino, sono insomma la solita indolente. Dio quanto odio la mia indolenza, eppure, eppure non riesco a far niente per cambiare, eppure sono qui, con la borsa dell’acqua calda addosso a fissare la home che si aggiorna. 

venerdì 26 giugno 2015

Recensioni random #1



Sono ancora molto incredula/stupita, di non essere stata vittima di una truffa, ma insomma, quando ti scrivono se vuoi provare e recensire un paio di cuffiette, te che ti occupi prevalentemente di libri, qualche domanda te la fai. Ma insomma, invece sono una persona fica *smirk*.
La SoundPEATS si è comportata in maniera esemplare e sono stata omaggiata di un paio di Cuffie auricolari bluetooth Qy7 Mini leggere e Wireless Stereo.






Devo dire che ecco non so da dove iniziare con questa recensione, quindi innanzitutto questo è quello che trovate nella scatola:

- 3 paia di adattatori in-ear (piccoli-medi-grandi)
- 3 paia di archetti in silicone per fermarli all’interno del padiglione auricolare interno (piccoli-medi-grandi)
- Un cavo usb-micro usb per la ricarica (10 cm)
- ovviamente le cuffie QY7
- 3 paia di archetti adattatori in silicone per il padiglione esterno di forma diversa rispetto ai precedenti (piccoli-medi-grandi)
- 3 paia di archetti adattatori in silicone per il padiglione esterno di forma ancora diversa e più rigidi (piccoli-medi-grandi)
- una clip di sicurezza comodissima per fissare il cavetto agli abiti, collegabile al filo con un piccolo adattatore dello stesso colore del cavo
- Un piccolo manuale pieghevole in inglese






Ho provato le cuffie per diverso tempo e devo dire che sono molto confortevoli, le ho usate sia spiaggiata in camera che camminando a passo sostenuto (sono una pigrona, e che non corro, nope) ma vi assicuro che la resa è buona. Una volta trovata la posizione confortevole per il vostro padiglione auricolare, le cuffie restano in posizione, a meno che non iniziate a contorcervi come una tarantola. La qualità audio è soddisfacente, e il bluetooth regge fino a tre metri, ma considerando che il vostro smartphone resta sempre nelle vostre vicinanze, non ci sono problemi. Funziona il tutto anche se tenete il telefono in tasca. Ottima risposta anche per il microfono, e l’interruzione immediata della musica sia per una telefonata entrante, che per un messaggio o qualsiasi segnalazione acustica, anche in caso di whatsapp. Le istruzioni per il pairing con il cellulare sono veramente semplici, ci sono riuscita io che sono una vera incapace, ci possono riuscire davvero tutti.
Considerate che io uso il sistema Android, ma funziona senza problemi anche per Apple.
Le cuffie sono leggere e maneggevoli e l’astuccio carinissimo e davvero poco ingombrante, è abbastanza rigido da essere sbattuto in borsa e poco ingombrante. Direi che c’è un ottimo rapporto qualità prezzo e che decisamente, ne vale la pena.

Il verde, che credevo fosse orrendo, invece è davvero molto bello. In realtà ci sono anche in giallo e in nero, ma il verde è più cool (certo pongo l’attenzione sui dettagli più utili!). 



giovedì 25 giugno 2015

Manchi...

È passata già una settimana da quel terribile 18 giugno e viviamo ancora in una dimensione sospesa, con quel senso di perdita che non se ne va e la sensazione, inarrestabile, che manchi qualcosa. E dappertutto, ovunque ci si giri in questa casa, ci sono i segni della tua assenza.
Ogni tanto mi ritrovo ad alzare la testa verso il tuo posto, quell’angolo del caminetto in cui ti accucciolavi, e anche se abbiamo tolto il cuscino, quel cuscino che ha accompagnato la tua dipartita, pure quello è il tuo posto, e non vederti lì, con il musetto allungato verso l’alto è un colpo terribile. Quei colpi che neanche mi immagino, che neanche riesco a concretizzare. E la tua cuccia è ancora qui, in camera nostra, in attesa di qualcuno che non ci entrerà più. Avere la forza di chiuderla in un sacco e riporla in garage si sta rivelando molto più difficile del previsto. La tua ciotola è ancora al solito posto, lì sulle scale, per continuare ad inciampare ogni volta che prendiamo quella di Pippo.
Pippo che probabilmente continua a cercarti, ma si gode le coccole doppie e l’affetto che riversiamo su di lui, perché tu, tu, non ci sei più.

E come fai a passare sopra a quindici anni della nostra vita? Con i ricordi che arrivano e ti sorprendono alle spalle, e il tuo nome che ancora sfugge dalle labbra, seguito da quel momento di silenzio, in cui trattenere le lacrime diventa ogni giorno un po’ più facile. A volte mi ritrovo a fermarmi sulle scale, per aspettare il tuo arrivo zoppicante per prenderti in braccio e andare a fare la nostra passeggiata. A volte, cerco disperatamente di trattenere il “number” che vuole uscire, perché sarai per sempre il numero uno. Ed è  terribile sapere che abbiamo scelto, anche se la scelta era obbligata, anche se era l’unica possibile.


Io e Pluto <3

sabato 13 giugno 2015

Caput

“I don’t trust anybody. Not anybody. And the more that I care about someone, the more sure I am they’re going to get tired of me and take off.”

Fangirl – Rainbow Rowell



Sapevo che sarebbero cambiate molte cose, ho capito che niente può essere come ce lo siamo sempre immaginati, so che è più facile perdere che vincere, che a volte le vittorie sono solo vuoti a perdere, dei fottuti colpi di fortuna. Quando ti rendi conto di essere rimasto da solo, di non avere più gli strumenti per superare l’inferno di spine che ti dilania il cuore, allora ti rendi conto di aver perso davvero tutto. Anche guardare una foto ti spezza, anche vedere un sorriso ti dilania, anche una parola taciuta ti lascia a pezzi.

Cercare le risposte alle domande che minacciose si rincorrono nel cervello diventa difficile, se non impossibile. E allora come mi salvo? 

martedì 2 giugno 2015

AAA Cercasi lavoro

Ah come sanno anche i muri sto cercando lavoro, da mesi ormai. Si mesi, ok… mi sono laureata il 18 febbraio e da allora sto cercando un’occupazione. Contiamo il fatto che a marzo ho sostenuto il TOEFL, senza neanche seriamente prepararmi, e infatti ho finito per prendere 90/120 (ho toppato lo speaking una domanda su cos’è la felicità per me, neanche in italiano saprei rispondere. E il saggio del writing sull’inquinamento e le soluzioni dei governi? Bah…). Perché io sono così provo un determinato entusiasmo per una certa cosa, ma poi non ho costanza, mi lascio distrarre e alla fine ottengo risultati mediocri. Vogliamo parlare del fatto che mentre scrivevo la tesi mi sono messa ad organizzare un progetto complicato con il mio lit-blog insieme ad altri 8 blog?
Insomma, di certo non riesco a stare con la testa su una sola cosa e finisco per avere un feedback che si perde nella mediocrità. Sono imprevedibile e ho bisogno di avere stimoli. Questa forzata immobilità mi sta letteralmente mandando via di testa. Apprezzo il fatto di avere le giornate vuote, in discrezione di quello che ho voglia di fare, ma allo stesso tempo mi sento in crisi, incartapecorita nel mio essere disoccupata. Studiare ingegneria mi ha tolto tantissime energie, la specialistica è stata davvero un incubo, sono partita per l’Erasmus con la voglia di mettermi in gioco e stare sei mesi a Bruxelles è stata l’esperienza più meravigliosa della mia vita. Una volta tornata con la depressione post Erasmus ancora in circolo (esiste, è reale, ed is a bitch da sopportare) mi sono messa sotto e in cinque mesi ho dato i cinque esami che mi mancavano, quelli più tosti del mio piano di studi, RF, Compatibilità, Sicurezza, Micro e Nano Elettronica e Robotica assistiva che comprendeva anche un progetto di gruppo che io ho finito per fare da sola. Un calvario fatto di formule di elettromagnetismo, dimostrazioni, progetti con software che capire era un massacro e l’urlo di fare un esame a mese, che sennò a febbraio non mi laureo. Ultimo esame 13 gennaio, ultimo termine per fare esami 15 gennaio. La tesi, su cui ho lavorato a Bruxelles, scritta in un mese, in cui uscire di casa era un lusso che non potevo concedermi. RF che ho dato ad una settimana dal mio rientro a casa, con l’ansia di un esame su cui ho sputato sangue con quei dannati mosfet che in via teorica sai come funzionano, con i semiconduttori che friggono, ma che poi vallo a spiegare con le buche di potenziale e la meccanica quantistica che piega le tue conoscenze e mette alla prova la tua pazienza.
E ora eccomi con un esame di stato rimandato a data da destinarsi, voglia zero di studiare e il dover ripiegare su un Dottorato, che proprio all’università non ci voglio stare. Ma girando a far colloqui mi sto rendendo conto che non so davvero cosa voglio far da grande, quel grande che già sono e che devo spicciarmi. Ringrazio il cielo che ho ancora i miei a tenermi un tetto sopra la testa e che mi danno cibo in mano, ma alla fin fine io vorrei scappare da questo Borgo perduto tra le colline, voglio di più di quello che mi freme tra le mani. Voglio la mia indipendenza economica, voglio viaggiare, voglio l’America. Ma trovare un impiego è un lavoro a tempo pieno e forse lo sto facendo in maniera sbagliata. Io non ho esperienza e non so neanche se voglio davvero fare l’ingegnere. Le protesi, quel maledetto occhio bionico che ha segnato la mia strada, mi ispirano, ma… mi vedo davvero a lavorare in questo settore? Non lo so. Non mi sento un ingegnere e in fondo, in questo momento, per la maggior parte del tempo ho le mani in pasta con i libri, leggo libri, recensisco libri, parlo di libri. Ma con un percorso universitario così lontano dall’editoria, potrò lavorarci dentro? È sempre quel maledetto problema di essere un essere così ibrido, interessato di arte, cultura e scienza. Ho passato otto anni della mia vita a far volontariato in un ufficio turistico, amando il rapporto con gli altri, vivendo di visite guidate e chiacchiere con la gente, istruendole sul mio paese, parlando della vita della mia comunità e mi ci vedo in quella veste, mi ci vedo a farlo per la vita… ma come dove perché non lo so.

Insomma sono una neolaureata disoccupata che non sa cosa vuole dalla vita. E fa schifo!