sabato 26 settembre 2015

Autumn is on the way

The first of many autumn rains smelled smoky, like a doused campsite fire, as if the ground itself had been aflame during those hot summer months. It smelled like burnt piles of collected leaves, the cough of a newly revived chimney, roasted chestnuts, the scent of a man's hands after hours spent in a wood shop.
The Strange and Beautiful Sorrows of Ava Lavender ― Leslye Walton



Oggi ho fatto una di quelle lavatrici squallide, con l’intimo, i calzini spaiati rimasti sul fondo del contenitore porta panni sporchi e tutti quegli shorts, vestitini e altri capi d’abbigliamento che fanno tipicamente estate vissuta sul terrazzo e che mi hanno comunicato definitivamente che l’estate è finita. Come se ancora non lo avessi capito con il freddo che tira, la felpa già indossata e quel profumo d’autunno che serpeggia nei vicoli, con l’umidità che trasuda dai mattoni color biscotto e la condensa sui vetri della finestra. Con quel vago senso di claustrofobia, acceso dal vino rosso e dalle caldarroste e dall’odore della torta di mele che arriva dal forno acceso.
E sembra tutto perso, tutto che si addormenta, andando in letargo, trascinandosi i ricordi dell’estate e la freschezza delle ciliegie mature e quel brio che accompagna la partenza, irrimediabile come solo una nevicata a novembre.



Fuori dalla finestra, due giorni fa

martedì 22 settembre 2015

Ridondanti scampanellii




Sono giorni instabili questi, fatti di lacrime e dispersione, recriminazioni e malattia, ma credo che in un certo senso, questa fase di stallo finirà. Cerco nuovi stimoli eppure resto ancorata alle mie vecchie abitudini. E mi accorgo, in un mondo che non avrei mai pensato, che il mondo è pieno di gente cattiva pronto a saltarti addosso e a divorarti, con una rabbia esagitata, appena commetti un passo falso, appena ti esponi, appena capisce che sei facilmente condizionabile, appena intuisce che può farlo. Ci si lamenta tanto della perdita di dignità e poi, nel tentativo di mettere in luce scelte sbagliate e mancanze gravi si cade dall’altra parte, si finisce che per dare ragione, ci si scontra con il torto, in un ciclo che non finisce mai.
E mi ci ritrovo in mezzo, a questo calderone inconsistente, a dare adito a parole cattive e a insinuazioni sconvolgenti. E resto impassibile mentre si discute, si litiga, si precipita. Qual è il confine tra giusto e sbagliato? Quali sono le giustificazioni che si impugnano di fronte ad una vita grama?
E allora in un certo senso ti ritrovi a scappare a chiederti perché, perché non è finita, perché sei ancora lì a dibatterti sulla scelta giusta. Il motivo è molto semplice, se te lo chiedi, hai molte più possibilità di compierla. Se te lo chiedi non sei perduto di fronte all’esigenza di compiacere gli altri.
Ho tante idee in testa e nessuna concreta. Vorrei realizzarmi. Eppure so, in un certo senso che non ho ancora quelle basi per farlo, so in un certo senso che non ho idea di che fine farò. Perché in fondo sono fottutamente fragile. Non so come osare, come spalancare le ali, come liberarmi dei fardelli che ancora mi tengono ancorata al terreno. Motivazioni per uscire dal seminato ne avrei a bizzeffe, ma è sempre quella paura di atterrare pesantemente sul fondo del calderone che mi fa desistere. E sono ancora qui. 

domenica 13 settembre 2015

Svegliatemi… quando settembre è finito

Vi sono suicidi invisibili. Si rimane in vita per pura diplomazia, si beve, si mangia, si cammina. Gli altri ci cascano sempre, ma noi sappiamo, con un riso interno, che si sbagliano, che siamo morti.
G. Bufalino



Settembre è un mese strano, è quel mese in cui tutto sembra ricominciare, dopo essersi sfaldato durante l’estate. È quel mese che guardi con fiducia, perché sembra promettere con il suo arrivo un lampo di novità, di freschezza. Tutte le cose ricominciano a settembre, l’anno accademico, la programmazione televisiva, il campionato di calcio.
Eppure siamo quasi alla metà di settembre e io sono ancora nella stessa posizione di partenza, alla fine, con la corsa che è al penultimo giro e la sensazione di aver sprecato ancora tempo.

E allora? Non lo so, continuo a rigirarmi nel letto, con quell’odiosa sensazione di non aver vissuto davvero, la voglia di fare, mille progetti, schemi e varianti e alla fine mi rigiro con i miei libri in mano e quel fottuto senso di impotenza.