giovedì 14 aprile 2016

Elegia a mia nonna

Lunedì sera stavo tranquillamente aggiornando il blog, togliendo cose inutili e anzi stavo per chiudere tutto che il giorno dopo dovevo svegliarmi presto per andare a lavoro. Mi è arrivato un messaggio che non ho letto subito perché pensavo fosse una mia amica con cui stavo chattando e poteva aspettare qualche minuto. E invece no. Era quella notizia che in fondo mi aspettavo da un po’ ma non avrei mai voluto ricevere, perché sai speriamo sempre che le persone che amiamo restino con noi in eterno, crediamo che siano immortali, immuni al tempo che passa, alla stanchezza, alla vecchiaia, al dolore. Ci svegliamo ogni mattina con la convinzione che troveremo quelle stesse persone sempre al nostro fianco, quelle persone che sono la nostra famiglia e ci hanno amato e protetto da sempre. Eppure purtroppo non è così, se ne vanno, fin troppo presto. Scivolano via per lasciarci con l’amaro in bocca a domandarci perché. Eppure la morte, perché è questo che ci ha colpiti, eppure la morte è una cosa naturale, che investe la nostra esistenza quotidianamente. Ma non vogliamo credere che colpisca proprio noi.
E seppure ora ho la consapevolezza che la nostra adorata nonna abbia smesso di soffrire, e sia da qualche parte libera, pure accettarlo è difficile. Me la immagino in un giardino a raccogliere le arance, a mangiare prugne e albicocche. Ed è questo che voglio fare, mantenere tutti quei ricordi felici che abbiamo costruito insieme, quei ricordi che sono nei nostri cuori, quei ricordi che indissolubili serberemo per sempre.
E penso a tutti i meravigliosi insegnamenti che ci ha lasciato, che donna forte e straordinaria sia stata la nonna, che persona caparbia, intelligente, gentile. E penso a come tutto assuma tinte diverse a ragion veduta, ma che in fondo ognuno di noi, ogni donna della nostra famiglia abbia preso esempio da lei, da una donna che ha vissuto a lungo senza smettere di conservare il suo affetto per noi. E anche se non ho vissuto con lei la quotidianità della vicinanza, perché a centinaia di chilometri di distanza, pure ogni volta ci ha regalato tempo e sorrisi, il suo entusiasmo per ogni nostro successo, il suo sostegno per le lunghe fasi di stallo. “Le cose si aggiustano” e si sono aggiustate davvero.
Sono grata per ogni festa insieme, per quei pranzi che io e mia sorella ci sognavamo con le pallottole, le cotolette, la parmigiana “che come le fa la nonna Edda nessuno”. Sono grata per il tempo che ci è stato concesso in quella condivisione limitata nel tempo, forse, ma forte nell’affetto. E restiamo noi a conservare memoria dei momenti trascorsi insieme, restiamo noi ad assaporare battute e smorfie, detti e fatti raccontati con la voglia di sentirla sempre vicina. Restiamo noi a non perdere nei cuori una mamma, una nonna, una sorella, una donna che non hai mai smesso di soffrire ma neanche di sostenerci, nei momenti belli e in quelli meno belli.
E ogni volta che avrò le mani fredde penserò alle sue, ogni volta che mangerò una cotoletta di mozzarella non sarà mai come la sua, ogni volta che mi capiterà di fare un cruciverba penserò a lei, ogni volta che vedrò un torroncino Strega penserò a lei, ogni volta che chiuderò gli occhi non smetterò mai di ricordare il suo esempio.




Dopotutto per le menti ben organizzate
la morte
non è altro che la prossima grande avventura.
Harry Potter e la Pietra Filosofale
J.K. Rowling

sabato 9 aprile 2016

I cannot live in fear

L’altra sera stavo messaggiando con a friend of mine e mi ha chiesto “Che fai stasera?” e io gli ho risposto “Sono a casa, mi guardo un film, che sono a Firenze, non mi sembra saggio uscire da sola, la sera”. Poi leggo un post di Mirya sulla sua pagina facebook e mi rendo conto che non possiamo vivere nella paura di fare le cose, non possiamo crogiolarci nell’angoscia di uscire di casa e non poter fare quello che ci piace, quello che amiamo perché temiamo che possa succederci qualcosa di brutto. È assurdo che io perché donna, perché “sesso debole”, perché il mio no non viene considerato come tale debba essere costretta a rinchiudermi in casa, a nascondermi da una città che vorrei scoprire e vivere. E bisogna sempre essere prudenti, pensare a quello che si dice e come lo si dice, perché si, insomma, la gente potrebbe pensar male. Ed è inconcepibile che ancora non ci sia l’educazione a un rispetto che svincoli dai pregiudizi, che sia edulcorato dalla improbabile forma mentis di generazioni su generazioni di maschilismo estremo. E mi addolora sapere che sono le donne le prime nemiche di loro stesse, che sono loro a subire le conseguenze di comportamenti meschini e intransigenti, che debbano chinare la testa e perdersi in strade inesplorate, col rischio di essere fagocitate. Dobbiamo avere cura di noi stesse, avere il coraggio di non subire passivamente, di far rendere conto a chi ci circonda che siamo libere di agire come vogliamo, alla ricerca di una realizzazione personale che esula da qualsiasi costrizione.

Non possiamo vivere nella paura.



Le ragazze fanno grandi sogni
forse peccano di ingenuità
ma l’audacia le riscatta sempre
non le fa crollare mai.








sabato 2 aprile 2016

Passeggiata a Ponte Vecchio

Fiumi di sconosciute parole,
gerghi che risuonano guardinghi
strette di mano
profumo di incertezza
ceramica e oro
arti stanchi
passi che si portano in quella città che niente nasconde
e tutto mostra al vento che ulula.



Ponte Vecchio Firenze, foto di Anncleire