venerdì 1 luglio 2016

Fare come i castori

Sapevo che non sarei riuscita a cambiare le carte in tavola, perché in fondo è così che va, sono a fissare questo scorrere muto di fronte all’infinito e invece ho perso di nuovo, ho perso la motivazione che mi serviva per continuare a credere in questa cosa, questa scintilla che forse mi sono solo immaginata. Come a dire di aver perso di fronte ai frammenti sconnessi della mia immaginazione.
E allora devo trovare soddisfazione altrove, da altre parti, da altri contesti. Dal lavoro, pensando che la mia forza di volontà è davvero  una spinta potente. E dovrei davvero smetterla di dubitare delle  mie capacità, che non è vero che sono un fallimento totale, che non è vero che sono un’incapace. Eppure quel senso implacabile di orrore e sfiducia continua a colpirmi, continua a mietere vittime nella mia mente desolata. Sono io che perdo, eppure sono io che cedo le armi. E in realtà ho avuto l’ennesima dimostrazione che non faccio così schifo. Il mio supervisor in realtà me lo ripete dall’inizio di questo tirocinio, ma io continuo a dirmi che no, non è vero, eppure lui mi da una fiducia sconfinata, eppure lui è uno di quelli che crede in me. Ne è la prova l’ennesima presentazione davanti ai colleghi esperti della nostra azienda e i nostri capi. I complimenti quel “ottimo lavoro!”, “la presentazione era ottima”, “bravissima” che mi ha regalato prima, durante e dopo, mi hanno dato quella consapevolezza di non essere proprio un’incapace. I feedback sempre positivi, la felicità di non rimpiangere nulla. Io ci sono,  posso farcela, anche quando tutto sembra perduto. La mia tigna, la mia volontà ferrea di non essere un peso e di non deludere nessuno, quella propensione a non essere da meno e di non fregarmene del gruppo e di non stare con le mani in mano mi aiuteranno sempre, spero.
Anche se sono sempre bersagliata dai dubbi, dalla facoltà di mettere in discussione tutto, soprattutto me stessa e i miei risultati, quelli che dovrebbero fare la differenza.




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