mercoledì 22 giugno 2016

Il fastidio di un vuoto palpitante che fagocita

È incredibile come tu cerchi in tutti i modi di liberarti dai gioghi, eppure ti ritrovi invischiato in situazioni al limite, in situazioni totalmente strette, da essere opprimenti 24 ore su 24, senza via di uscita, senza possibilità di scappare, perché la situazione fa comodo, perché è quasi meglio così in una situazione incerta e senza scampo. Attendo ancora perché al momento è l’unica cosa da fare e attendere risposte, notizie, consigli, possibilità. Non c’è via di uscita. Odio attendere. Ma è un passo necessario in questo momento.
È l’idea di essere intrappolati in una situazione senza via di uscita che ci sconvolge, perché è quel senso di impotenza continua che ci impedisce di andare avanti.
Penso di non avere la capacità di discernere i dati utili da quelli inutili, rischio di spiegare le stesse cose ogni volta che mi ritrovo con una persona nuova. Sono in perdita, come sempre, con la convinzione di non essere arrivata da nessuna parte.
Il tempo che si consuma a valle delle mie emozioni si frange di fronte all’impossibilità di non capire il senso dell’inevitabile. È difficile sfuggire alle precipitose distanze che si dispiegano di fronte a me. Cadono frettolose con la stessa inconsistenza delle stelle cadenti. Precipitare nel vuoto lascia completamente inermi, lascia sull’orlo del baratro senza paracadute.
Eppure prima o poi le cose devono cambiare, devono migliorare, devono evolvere, approssimarsi verso la fine di una nuova costellazione non ancora analizzata, che sembra perdurare ai confini del tempo. Muore ai piedi della speranza, si frange ai confini della nostra perdita, con le lacrime che scorrono a fiumi, scorrono copiose e inarrestabili.


Cadere, perdere, desinbilizzarsi,
arti spezzati e mal digeriti
generale fastidio, colpito dall’impatto
urti molleggianti e generale inconcludenza
schiacciante perdita di coscienza
il fastidio di un vuoto palpitante che fagocita.





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