sabato 3 ottobre 2015

Stiletto Challenge #2: Rinascere, rialzarsi, ricominciare

Non sempre è facile mettersi a nudo, ma credo davvero che la #StilettoChallenge possa aiutarmi a far luce su me stessa, su quello che voglio, su come ottenerlo, perché diciamocelo, è difficile capire cosa si vuole. Mi sento una nata vecchia e io classe ‘89 mi sento già una mezza fallita. Con una laurea in cui non mi riconosco, disoccupata da  mesi e con un book blog che mi tiene sana, anche se mia madre non lo capisce e con tanti sogni nel cassetto. Devo solo convincermi del fatto che cambiare strada, ora, non è una sconfitta, ma una vittoria per me stessa.
Ma  eccoci alla challenge, giorno 2.


Il secondo esercizio della challenge è questo:





Uno dei miei fallimenti, che non è il più grosso e neanche così catastrofico mi ha dato la spinta per iscrivermi a quella che è stata l’esperienza più MERAVIGLIOSA della mia vita e allora questo, più di tutti è quello che mi devo ricordare. Dalle situazioni più disperate può davvero venire fuori qualcosa di magnifico.
Mi ero iscritta al corso di RF per due motivi principali: iniziavo la magistrale al secondo semestre e mi serviva un corso che iniziasse a marzo, sono sempre stata invaghita di meccanica quantistica e vederne le applicazioni pratiche mi affascinava. Cretina. Il corso è rimasto nella storia perché io ero la sfigata di biomedica, che fattasi portavoce, sventolava la mano ogni volta che i concetti esposti dal prof erano incomprensibile. Il mio “Scusi prof, non ho capito” è rimasto nella memoria collettiva di tutti e all’esame il prof si ricordava esattamente di me e ogni volta (si l’ho ripetuto quattro volte) scuoteva la testa venendomi incontro. Beh la seconda volta che sono andata a darlo (la terza che lo preparavo, perché alla prima avevo rinunciato in partenza) non è andato come speravo. Era novembre 2013, un novembre per me davvero deprimente, mi ero consumata mesi dietro quel maledetto RF che mi trascinavo dietro, con un raccoglitore rosso che aumentava di volume ad ogni volta che lo preparavo.






La voglia di gettare tutto per aria era forte. La depressione dietro l’angolo. Dovevo per forza pare qualcosa. Mi sono messa a cercare qualcosa su  internet, perché santo internet la maggior parte delle volte ha le soluzioni da regalarti a portata di  click. Ed è stato in quel frangente che ho beccato il bando delle selezioni Erasmus.  Ho spulciato la lista e ho trovato un progetto che faceva al caso mio, a Bruxelles. Non ero mai stata fuori casa né a l’estero per lunghi periodi fino a quel momento. Sono stata una pendolare per tutto il periodo dell’università. Non ero minimamente convinta. Quando ho annunciato “Faccio domanda per l’Erasmus” i miei si sono messi a ridere, anche se nessuno mi ha fermata, nessuno credeva che sarei rientrata tra i selezionati. E invece pochi giorni dopo Natale… il responsabile del progetto a Bruxelles mi contatta per una skype call per scegliere l’argomento del lavoro. E insomma sono partita il 27 febbraio 2014 direzione Belgio per iniziare i sei mesi più meravigliosi della mia vita e dopo aver dato un esame. RF l’ho preparato in Belgio e quando sono tornata a settembre l’ho passato alla grande e cinque disgraziatissimi mesi dopo mi sono laureata. So… il fallimento mi ha davvero aiutata a dare una svolta. Me lo devo proprio ricordare.


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