Se già ci apparteniamo poi dopo che succede
vorrei scavarti l'anima raccontarti che si vede
non voglio dalla vita una storia qualunque...
È il brivido che fa la
differenza, quell’attimo sospeso di desiderio di quando si sta per muovere un
passo verso il cedimento e la paura rarefatta che ti attanaglia le viscere. Sono
giorni di attesa questi, vincolati alla paturnia di una scostanza ignobile. Quando
ci rivedremo, quando ti rivedrò di nuovo, quando ti fisserò negli occhi che
cosa ti dirò? Avrò il coraggio di confessarti quello che mi passa per la
testa, che la voglia di accompagnarmi a te è forte, che vorrei abbattere la
barriera della mia timidezza e delle mie insicurezze croniche per raggiungerti
dall’altra parte del muro di vetro che mi blocca i passi e i battiti? Perché ho
paura come sempre di affrontare la realtà. È più facile nascondermi dietro i
pensieri stagnanti. E cosa che più mi sconvolge è il fatto che millanto di
essere una di quelle ragazze aperte, che non si ritroverà mai persa in una
situazione stagnante, che piuttosto si lancia. E poi invece mi ritrovo a
fissare il telefono aspettando una prima mossa che probabilmente non arriverà. Perché
d’altronde non stiamo entrambi
aspettando un incoraggiamento dall’altro? Non mi sono trincerata anche io in un
flirting che non porta da nessuna parte? I nostri battibecchi in fondo non
servono a nascondere l’imbarazzo? E quindi resto ancora qui, ferma, in
attesa. Come una sciocca.
Nessun commento:
Posta un commento