È incredibile come tu cerchi in
tutti i modi di liberarti dai gioghi, eppure ti ritrovi invischiato in
situazioni al limite, in situazioni totalmente strette, da essere opprimenti 24
ore su 24, senza via di uscita, senza possibilità di scappare, perché la
situazione fa comodo, perché è quasi meglio così in una situazione incerta e
senza scampo. Attendo ancora perché al momento è l’unica cosa da fare e
attendere risposte, notizie, consigli, possibilità. Non c’è via di uscita. Odio
attendere. Ma è un passo necessario in questo momento.
È l’idea di essere intrappolati in
una situazione senza via di uscita che ci sconvolge, perché è quel senso di
impotenza continua che ci impedisce di andare avanti.
Penso di non avere la capacità di
discernere i dati utili da quelli inutili, rischio di spiegare le stesse
cose ogni volta che mi ritrovo con una persona nuova. Sono in perdita, come
sempre, con la convinzione di non essere arrivata da nessuna parte.
Il tempo che si consuma a valle
delle mie emozioni si frange di fronte all’impossibilità di non capire il senso
dell’inevitabile. È difficile sfuggire alle precipitose distanze che si
dispiegano di fronte a me. Cadono frettolose con la stessa inconsistenza delle
stelle cadenti. Precipitare nel vuoto lascia completamente inermi, lascia
sull’orlo del baratro senza paracadute.
Eppure prima o poi le cose devono
cambiare, devono migliorare, devono evolvere, approssimarsi verso la fine di
una nuova costellazione non ancora analizzata, che sembra perdurare ai confini
del tempo. Muore ai piedi della speranza, si frange ai confini della nostra
perdita, con le lacrime che scorrono a fiumi, scorrono copiose e inarrestabili.
Cadere, perdere, desinbilizzarsi,
arti spezzati e mal digeriti
generale fastidio, colpito dall’impatto
urti molleggianti e generale inconcludenza
schiacciante perdita di coscienza
il fastidio di un vuoto palpitante che fagocita.
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