Da un po’ di tempo ho
iniziato a seguire una tipa molto in gamba, molto tosta. Veronica Benini dello Spora Blog e fondatrice della Stiletto
Academy. Una che dopo anni a progettare edifici ha lasciato tutto e ora
insegna alle donne a camminare sui tacchi. Che forse detto così è riduttivo. Ma
in un certo senso ha rivoluzionato la sua vita, per intraprendere un’attività
che la soddisfa e aiuta altre donne a trovare la loro strada. Il che la rende
già una persona speciale. Se fate un giro sul suo blog vi renderete conto che
non è una che dice le cose tanto per. Io l’ho scoperta per vie traverse, ma devo
dire che mi ha aperto un sacco gli occhi e ho deciso allora di seguire la
Stiletto Challenge.
La Stiletto Challenge è una sfida intimistica da fare in 12 mesi, 12
settimane o 12 giorni (ma anche in 12 ore o 12 minuti).
Ho deciso di farla
perché avevo bisogno di una scossa, di uscire dalla mia routine, di non
perdermi nei meandri di me stessa. Sono in crisi perché non vedo il mio futuro
e voglio capire cosa voglio. Ho idee vaghe, presuppongo che da un certo punto
di vista ho sbagliato tutto, e non so come uscirne. Vorrei prendermi a schiaffi
ma visto che è inutile piangere sul latte versato, forse, forte è il caso di
capire cosa voglio e dove mi vedo. 12 passi mi sembrano l’ideale per
ritrovarmi.
Ho deciso di postare su
questo blog, perché lo vedo come un diario, vagamente deprimente e magari
obbligandomi a scrivere un post, almeno sono sicura di farla questa Challenge,
di impegnarmici davvero. Insomma sono più motivata… forse.
Il primo esercizio è questo:
Partiamo da quello non
superato che mi rode. Beh diciamo che non so se sia proprio un fallimento ma
ancora ci penso e penso di aver fatto una cretinata. Ad aprile sono andata a
fare un colloqui alla sede di Segrate di IBM. Sono qui, il colloquio non è
andato bene. E purtroppo è decisamente colpa mia, perché non sono riuscita a
gestire la situazione al meglio. Probabilmente non ho la mentalità da
multinazionale. Sarebbe stato un bel posto. Ma insomma ho toppato. Continuo a
pensarci e a riflettere sul fatto che avrei potuto comportarmi diversamente e
magari ottenere il posto. Invece sono ancora qui, disoccupata.
Da un fallimento
superato ho imparato che bisogna imparare a chiedere aiuto, quando sei in
difficoltà e non sai cosa fare non devi tenerti tutto dentro e stare lì a
compiangerti. A volte per rialzarti hai bisogno di chi ti sta accanto, delle
tue amiche, che sanno cosa dirti, al momento giusto. Natale 2008. Stavo per
mollare tutto, ma A. con la sua vicinanza e il suo incoraggiamento mi ha
permesso di continuare a credere in me stessa, a non arrendermi, ad andare
avanti. Chiedere aiuto non è una
debolezza, è una forza.
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