The first of many autumn rains
smelled smoky, like a doused campsite fire, as if the ground itself had been
aflame during those hot summer months. It smelled like burnt piles of collected
leaves, the cough of a newly revived chimney, roasted chestnuts, the scent of a
man's hands after hours spent in a wood shop.
The Strange and Beautiful Sorrows of Ava Lavender ― Leslye Walton
Oggi ho fatto una di quelle lavatrici squallide,
con l’intimo, i calzini spaiati rimasti sul fondo del contenitore porta panni
sporchi e tutti quegli shorts, vestitini e altri capi d’abbigliamento che fanno
tipicamente estate vissuta sul terrazzo e che mi hanno comunicato
definitivamente che l’estate è finita. Come se ancora non lo avessi capito con
il freddo che tira, la felpa già indossata e quel profumo d’autunno che serpeggia
nei vicoli, con l’umidità che trasuda dai mattoni color biscotto e la condensa
sui vetri della finestra. Con quel vago senso di claustrofobia, acceso dal vino
rosso e dalle caldarroste e dall’odore della torta di mele che arriva dal forno
acceso.
E sembra tutto perso, tutto che si addormenta,
andando in letargo, trascinandosi i ricordi dell’estate e la freschezza delle ciliegie
mature e quel brio che accompagna la partenza, irrimediabile come solo una
nevicata a novembre.
Fuori dalla finestra, due giorni fa |
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