Non sempre è facile
mettersi a nudo, ma credo davvero che la #StilettoChallenge possa aiutarmi a
far luce su me stessa, su quello che voglio, su come ottenerlo, perché
diciamocelo, è difficile capire cosa si vuole. Mi sento una nata vecchia e io
classe ‘89 mi sento già una mezza fallita. Con una laurea in cui non mi
riconosco, disoccupata da mesi e con un
book blog che mi tiene sana, anche se mia madre non lo capisce e con tanti
sogni nel cassetto. Devo solo convincermi del fatto che cambiare strada, ora,
non è una sconfitta, ma una vittoria per me stessa.
Ma eccoci alla challenge, giorno 2.
Il secondo esercizio della challenge è
questo:
Uno dei miei
fallimenti, che non è il più grosso e neanche così catastrofico mi ha dato la
spinta per iscrivermi a quella che è stata l’esperienza più MERAVIGLIOSA della
mia vita e allora questo, più di tutti è quello che mi devo ricordare. Dalle
situazioni più disperate può davvero venire fuori qualcosa di magnifico.
Mi ero iscritta al
corso di RF per due motivi principali: iniziavo la magistrale al secondo
semestre e mi serviva un corso che iniziasse a marzo, sono sempre stata
invaghita di meccanica quantistica e vederne le applicazioni pratiche mi
affascinava. Cretina. Il corso è rimasto nella storia perché io ero la sfigata
di biomedica, che fattasi portavoce, sventolava la mano ogni volta che i
concetti esposti dal prof erano incomprensibile. Il mio “Scusi prof, non ho
capito” è rimasto nella memoria collettiva di tutti e all’esame il prof si
ricordava esattamente di me e ogni volta (si l’ho ripetuto quattro volte)
scuoteva la testa venendomi incontro. Beh la seconda volta che sono andata a
darlo (la terza che lo preparavo, perché alla prima avevo rinunciato in
partenza) non è andato come speravo. Era novembre 2013, un novembre per me
davvero deprimente, mi ero consumata mesi dietro quel maledetto RF che mi
trascinavo dietro, con un raccoglitore rosso che aumentava di volume ad ogni
volta che lo preparavo.
La voglia di gettare
tutto per aria era forte. La depressione dietro l’angolo. Dovevo per forza pare
qualcosa. Mi sono messa a cercare qualcosa su
internet, perché santo internet la maggior parte delle volte ha le
soluzioni da regalarti a portata di
click. Ed è stato in quel frangente che ho beccato il bando delle
selezioni Erasmus. Ho spulciato la lista
e ho trovato un progetto che faceva al caso mio, a Bruxelles. Non ero mai stata
fuori casa né a l’estero per lunghi periodi fino a quel momento. Sono stata una
pendolare per tutto il periodo dell’università. Non ero minimamente convinta.
Quando ho annunciato “Faccio domanda per l’Erasmus” i miei si sono messi a
ridere, anche se nessuno mi ha fermata, nessuno credeva che sarei rientrata tra
i selezionati. E invece pochi giorni dopo Natale… il responsabile del progetto
a Bruxelles mi contatta per una skype call per scegliere l’argomento del
lavoro. E insomma sono partita il 27 febbraio 2014 direzione Belgio per
iniziare i sei mesi più meravigliosi della mia vita e dopo aver dato un esame.
RF l’ho preparato in Belgio e quando sono tornata a settembre l’ho passato alla
grande e cinque disgraziatissimi mesi dopo mi sono laureata. So… il fallimento
mi ha davvero aiutata a dare una svolta. Me lo devo proprio ricordare.
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