E' domenica sera, i vetri della finestra appannati,
con un gelo persistente che non se ne va. Dovrei fare gli ultimi compiti di
inglese del corso, e invece sono qui a tergiversare, ad osservare lo schermo
del computer che si riempie di parole, con un libro aperto davanti, perché
senza libro non si vive, o almeno io non vivo e sto pensando che è quasi
finita, che sto per iniziare una nuova avventura di cui non so nulla, che
inizierà la vita vera lavorativa e che dovrò impegnarmi, che sto per partire di
nuovo, che è fatta e in qualche modo mi sta venendo l’ansia. Dovrò iniziare una
nuova routine e abbandonare i rapporti che ho costruito in tre mesi di
convivenza forzata, di lavoro massacrante su progetti e esercitazioni. Tra compiti
infiniti e abbigliamenti formali. E intanto ho l’ansia, di nuovo, perché
ricominciare da capo è sempre difficile, ma questa volta ho una carica in più,
anche se come sempre temo di non farcela, di deludere me stessa e chi mi ha
dato fiducia, perché si anche io soffro della sindrome
dell’impostore e spero di non mollare perché davvero mi nasconderei in un
angolo con le mani tra i capelli a piangere.
Nessun commento:
Posta un commento