La mano che fende l’aria,
i colpi contati con la gola secca,
tremori ingrati in un'occasione amara
mentre il gallo canta
e il pendolo rintocca la mezzanotte.
Sente il cuore che pulsa,
i passi che rimbombano tra le coperte
la fanfara di un agguato minaccioso
in un attimo venuto allo scoperto
sulle spalle piegate in rassegnazione.
Il grido spento, naufragio disperato,
le ginocchia tremanti
i palmi scivolosi e incerti
con quell’ombra che incombe torva
e sinistra in un’interminabile notte.
Stringe le mani in seno,
chiede disperatamente venia,
si accascia spenta in un ultimo disperato gesto
in fervente preghiera
con il sangue che zampilla incauto.
Oggi pensavo che ho perso tutte le mie poesie, quelle che avevo digitalizzato con immensa pazienza, e mi viene da piangere. Ne ho alcune sparse, come questa.
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