giovedì 27 agosto 2015

Come un pezzo di ceramica

Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rende incapaci di ogni grande azione, riducendoci come animali che attendono tranquillamente alla conservazione di questa infelice vita senz'altro pensiero.
G. Leopardi



Mi sento come un pezzo di ceramica, resistente, resiliente, un biomateriale sotto molti aspetti, capace di adattarsi al luogo in cui viene posto, ma che basta un colpo ben assestato per distruggerlo. Ecco se proprio dovessi paragonarmi a qualcosa mi paragonerei ad un vaso di ceramica, che viste le fattezze mi rappresenta al meglio. Sono intrinsecamente fragile, un osso che cresce e si sviluppa, crea la sua colonia, ma basta un niente, una caduta, per rompere.
Nonostante mi sia abituata a tante cose, nonostante abbia anche afferrato il concetto che non posso e non devo starmi a crogiolare nell’autocommiserazione, pure credo di non essere capace di uscire da quel circolo vizioso che mi avviluppa i pensieri.

Oggi riflettevo su quanto poco basti per distruggere un equilibrio fatto di consuetudini, che ad ogni azione corrisponde una reazione, quella terza legge della dinamica che arriva a mordere la coda di ogni passo, in qualsiasi direzione. Ed è più facile far del male che far del bene, che noi siamo prima di tutto degli egoisti, che ci muove, che ci spinge ad arraffare un pezzo di felicità imprevista e fuggevole. Eppure mi guardo intorno e vedo solo una crudeltà gratuita, un istinto ad urtare il prossimo e a privarlo di quella chance alla felicità che ostinatamente si va cercando. Ed è assurdo fermarsi a questo stato di inciviltà che ci priva del nostro essere animali dotati di intelligenza. Si tratta sempre di una guerra spietata, un odio feroce, un istinto ignobile. L’umanità a volte fa davvero schifo.


Vaso di ceramica cretese

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