Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rende incapaci di ogni
grande azione, riducendoci come animali che attendono tranquillamente alla
conservazione di questa infelice vita senz'altro pensiero.
G. Leopardi
Mi sento come un pezzo
di ceramica, resistente, resiliente, un biomateriale sotto molti aspetti,
capace di adattarsi al luogo in cui viene posto, ma che basta un colpo ben
assestato per distruggerlo. Ecco se proprio dovessi paragonarmi a qualcosa mi
paragonerei ad un vaso di ceramica, che viste le fattezze mi rappresenta al
meglio. Sono intrinsecamente fragile, un osso che cresce e si sviluppa, crea la
sua colonia, ma basta un niente, una caduta, per rompere.
Nonostante mi sia
abituata a tante cose, nonostante abbia anche afferrato il concetto che non
posso e non devo starmi a crogiolare nell’autocommiserazione, pure credo di non
essere capace di uscire da quel circolo vizioso che mi avviluppa i pensieri.
Oggi riflettevo su
quanto poco basti per distruggere un equilibrio fatto di consuetudini, che ad
ogni azione corrisponde una reazione, quella terza legge della dinamica
che arriva a mordere la coda di ogni passo, in qualsiasi direzione. Ed è più
facile far del male che far del bene, che noi siamo prima di tutto degli
egoisti, che ci muove, che ci spinge ad arraffare un pezzo di felicità
imprevista e fuggevole. Eppure mi guardo intorno e vedo solo una crudeltà
gratuita, un istinto ad urtare il prossimo e a privarlo di quella chance alla
felicità che ostinatamente si va cercando. Ed è assurdo fermarsi a questo stato
di inciviltà che ci priva del nostro essere animali dotati di intelligenza. Si
tratta sempre di una guerra spietata, un odio feroce, un istinto ignobile.
L’umanità a volte fa davvero schifo.
Vaso di ceramica cretese |
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