giovedì 6 ottobre 2016

Nel mezzo di Torino

Torino è una città meravigliosa, che mi ha conquistato fin dal primo momento in cui ho iniziato a camminare per le sue strade perpendicolari, i suoi viali lunghissimi, il nucleo centrale che si irradia verso l’esterno e le stazioni e si propaga fino al Lingotto e oltre, con quella pianura così diversa dalle mie amate colline. Dal grattacielo dove lavoro, si uno dei pochi che ci sono, accanto alla stazione di Porta Susa, sembra quasi di toccare quelle Alpi che cingono da est il capoluogo piemontese. C’è tanta aria frizzante, quel freddo che ti penetra dentro, quell’atmosfera da città europea che tanto si discosta dalla fissità dei Borghi medievali di provincia a cui sono abituata. Torino respira un multiculturalismo che si nutre anche di cibo, non solo il gianduiotto e la bagna cauda, ma la carne, quella Fassona che sembra fiorire ad ogni ristorante, i plin, gli agnolotti, il gelato e il bonet (che se vi piacciono i dolci liquorosi è un must have).
Mi sono innamorata di Torino, con quelle atmosfere da fin de siecle, le strade affollate, lo struscio lungo via Garibaldi della domenica pomeriggio, gli artisti di strada in piazza Castello, i negozi di lusso di via Roma e via Lagrange, quelle librerie meravigliose che ti sbucano da un angolo e le gelaterie. Poi adoro il mio quartiere e il mio monolocale, piccolo, funzionale, e incredibilmente comodo.
È il lavoro che mi sfinisce, che mi ruba tutte le energie e le ore di veglia, è il lavoro che risucchia ogni centimetro di vitalità che mi pervade. E non è per lamentarmi, io sono molto serena e soddisfatta. Il mio capo mi ha detto che ho raggiunto il mio primo obiettivo, il nostro commerciale ha avanzato l’ipotesi che mi merito una promozione, e mi ha anche detto che il nostro amministratore delegato sa chi sono. Il cliente si fida di me e del mio lavoro, tanto da coinvolgermi nelle decisioni, nelle riunioni, nei pranzi, nelle confidenze. Il team, eterogeneo e ricco, è estremamente divertente, anche se venato di un maschilismo irritante, è comunque formato da bravi ragazzi, con cui è facile lavorare. L’atmosfera è allegra e vivace, e mi sono già inserita nelle dinamiche, nelle prese in giro, nelle battute, nelle risate. Oggi sono andata a pranzo con soli interni, eppure mi fanno sentire così a mio agio, che non si sentono le divisioni da “ehi sei una consulente, addio, scompari, non posso parlare con te. Eppure la pesantezza degli orari sempre più tardi inizia a farsi sentire. Eh si che è con i progetti così sfidanti che si impara di più, è con questi progetti allucinanti che ci si forma nel mondo della consulenza. Eppure, a volte, vorrei solo avere più tempo da dedicare al blog.



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