E poi tutto tace
All’improvviso eccolo là
Il suo sorriso mi confonde
Le sue labbra cercano me
E poi tutto tace
E il suo sguardo su di me
Quegli occhi innamorati
Il buio che confonde
E poi tutto tace
E lui là con la sua voglia di me
E io lo guardo ma ho paura
Perché la notte se lo porta via
E poi tutto tace
Intona una canzone
Brilla l’ultima stella
Muore l’ultima cometa
E poi tutto tace
Quando lui scivola su di me
Urla il suo dolore
Chiede un’ ultima occasione
E poi tutto tace
Vorrei scappare ma lui è lì
Col cuore innamorato
Le mani giunte in grembo
E poi tutto tace
E io che faccio piango
Solo lui e le sue mani su di me
Brilla la scintilla e muore sui suoi occhi
E poi tutto tace
Il letto è vuoto
Io sono da sola
E lui è andato via
E poi tutto tace
E poi tutto tace
E poi tutto tace
E poi tutto tace
lunedì 23 gennaio 2017
sabato 14 gennaio 2017
Sedici cose che mi ha insegnato il 2016
Ho letto una lista simile sul blog di “Chiara
pensa troppo” e questa è una di quelle mattinata uggiose in cui tutto sembra
spaventosamente difficile, anche mettere in pausa Rossana
per lavare i piatti. È una di quelle serate in cui tutto sembra nero,
nonostante la mia incapacità di essere di impatto. E le ragazze possono anche
incoraggiarmi a credere in me stessa e a
ballare, foss’anche con Dancing
Queen degli Abba, ma resta comunque quella sensazione di sfiducia
sedimentata nel mio inconscio. E allora compiliamola questa lista…
1) Posso
vivere da sola, in un monolocale, con una serenità mai vista. Sapevo
che avrei amato vivere da sola, da ragazzina lo sognavo continuamente, con la
speranza che ce l’avrei fatta prima o poi. Ma non avrei mai immaginato che mi
sarebbe piaciuto così tanto. Ci sono momenti in cui vivere da solo fa schifo,
come quando stai male o quando ti tagli e non sai cosa fare, ma
fondamentalmente vivere da solo è una ficata pazzesca, e lo amo.
2) Posso
essere una professionista seria. Quando ho iniziato a lavorare, durante lo
stage, non lo avrei mai immaginato. Diventare effettivamente una consulente per
una grossa multinazionale è stato un grande salto, uno di quelli che ti
cambiano la vita e io non pensavo davvero di essere all’altezza della
situazione. Non riesco a crederci che è già quasi un anno che sono in questa
azienda. È quasi un anno che lavoro, guadagno i miei soldi e vivo.
3) La morte
fa parte della vita. Ad aprile, la notte tra l’11 e il 12, mia nonna è
venuta a mancare. Non è il primo lutto che affrontiamo come famiglia, ma è
sicuramente quello che negli ultimi anni ci ha colpito più duramente. Mia nonna
era davvero una delle nostre colonne portanti. Un mese dopo, sono andata a
Torino, al Salone del Libro, invece di andare alla messa commemorativa. Mi sono
sentita in colpa per un sacco di tempo, perché non credevo di poter andare a
vivere un’esperienza unica come al Salone, perché effettivamente era un
insulto, una mancanza di rispetto. Per tutto l’anno ho vissuto questi momenti
di totale ambivalenza. Poi, però, mi sono detta che mia nonna avrebbe voluto
che mi divertissi… e ci ho comunque provato.
4) Il tempo
allevia ogni dolore, ma resta lì a far male, come ogni vecchia cicatrice.
Il 2016 è stato un anno complicato, di quelli che ti precipitano addosso senza
pietà. Sono sopravvissuta, a stento. Tra lutti e terremoto e trasferimenti e perdite,
ho perso tanto, ma ecco, ci sono ancora. Un po’ ammaccata forse, ma viva.
5) L’amicizia
per me è fondamentale. Mai come quest’anno mi sono resa conto che la mia
salvezza sono le mie amiche anche se vivono lontanissime da me, anche se sono
lontane chilometri, anche se non ci sentiamo tutti i giorni. Le mie amiche sono
la mia salvezza, davvero. E meno male che ci sono. Anche le amicizie nate per
caso, e quelle che non credevi possibili.
6) L’Italia
è bellissima. E voglio vedere tutto. E si sono una “cultrice del masso”
cit.
7) Ho un
grosso spirito di adattamento. E continua a sconvolgermi. Nonostante mi
abbiano gettato in un progetto di cui non capivo una mazza, e che mi è ancora
oscuro. Ho vissuto un mese in albergo, ho preso e mi sono trasferita da un
giorno all’altro senza fermarmi. È assolutamente sconvolgente, ma d’altra parte
è anche divertente girare cercando una soluzione.
8) Non
riesco a vedermi con occhi obiettivi. Ho dovuto finire la mia
autovalutazione e parlando con i miei colleghi mi sono resa conto che per qualcuno
quello che faccio non è scontato o banale. Ma io pretendo molto da me stessa,
non mi fermo all’inizio, io cerco sempre di fare di più. Ma non so come
fermarmi.
9) Il blog
è sempre la mia salvezza. Senza blog non riesco proprio a starci, ma anche
se in un paio di occasioni il lavoro ha rischiato di fagocitarmi, anche se in
un paio di occasioni ho pensato di smettere. Ma non ce la faccio, ho bisogno di
parlare di quello che leggo, di condividere il mondo delle mie letture, anche se
in maniera frammentata, anche se con scarse capacità. Ma ne ho bisogno,
davvero.
10) A volte
ci vogliono delle pause per staccare la spina, altrimenti si impazzisce. Ho
compreso che non sono una macchina, che in qualche modo ho bisogno di fermarmi.
Devo, devo, devo, mettere dei punti fermi.
11) Il
frecciarossa è mio amico. Viaggiare in treno mi piace un sacco, mi rilassa,
mi entusiasma… e il frecciarossa è stata la mia salvezza. Ho passato più tempo
in frecciarossa che in qualsiasi altro
posto quest’anno.
12) Mi
innamoro sempre dei tizi sbagliati. Ecco, purtroppo ho il vizio di
invaghirmi sempre delle persone sbagliate, fidanzate, incoerenti, pazze. Me le
cerco con il lanternino. Quando poi sembra che si poteva concretizzare qualcosa…
sono partita. Ma sono stanca. Voglio la felicità e un tizio che mi rispetti e
mi faccia ridere.
13)
Diventare adulti fa schifo. Hai un sacco di beghe che devi risolverti da
solo, le bollette, la dichiarazione dei redditi, la vita. Insomma crescere è
difficile.
14) I sogni
si possono realizzare facendo pazzie, e incontrare uno dei tuoi idoli è
meraviglioso. E voglio farlo di nuovo, anche se farsi Torino-Lucca in
giornata è stato sfinente, ma lo rifarei di nuovo, e ancora e ancora.
15) Posso sentirmi
bella anche se non sono una spilungona sexy. Con qualche difficoltà, perché
io odio il mio corpo e non mi piaccio molto, odio le mie cosce, il mio seno, il
mio corpo in generale, ma sto cercando di accettarmi, di mettere le gonne anche
se non le ho mai indossate, di non lasciarmi condizionare dalla mia paranoia. O
almeno ci provo.
16) Adoro
viaggiare. E non voglio smettere.
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giovedì 5 gennaio 2017
Anxiety is a state of mind
Mi ritrovo a lavoro, senza utenza e con la necessità impellente di fare l’Appraisal, una auto-valutazione, dove in pratica devo fare un bilancio di ciò che ho raggiunto, di ciò che ho realizzato nello scorso anno a lavoro. E con la tabella davanti da riempire mi trovo in difficoltà, con l’incapacità di fare un’autocritica decente di quello che ho ottenuto e di quello che ho fatto. Mi rendo conto di non essere cosciente di me, dei miei punti forza, perché ehi io ho solo fatto il mio dovere, senza pormi domande o senza essere decentemente in regola con me stessa. Mi rendo conto di essere il mio peggior detrattore, in uno spirito di sconfitta che non riesco a quantificare. Io non so davvero che cosa pensare di me, delle mie capacità di riuscita in un ambito che è tanto instabile quanto incoerente. Ho raggiunto gli obiettivi? Ho chiesto a uno dei miei colleghi cosa ne pensasse di me, e mi ha dato una descrizione che mi ha lasciato allibita! Cioè lui mi vede davvero come una “ragazza sveglia, intelligente, flessibile, che si adatta facilmente, propositiva, disponibile, che non si tira indietro di fronte al lavoro e che resta fino a tardi senza darsi pena". Ma per me è normale, questo significa semplicemente fare il mio lavoro, impegnarmi per raggiungere un risultato, perché ehi chi sono io per non rimboccarmi le maniche? Oggi ho inviato il file al mio manager e attendo con ansia il risultato anche della sua valutazione. Come sempre sono un pendolo che oscilla da uno stato di ansia ad uno di paranoia, senza alcuna pietà.
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